Raramente uno sguardo di sfuggita lascia comprendere la realtà delle cose

Samurai Banzai Pugilato, Anno XII, num 10, 10/2001, pp. 114
di Cass Magda

Dimentica di ricordare, ricorda di dimenticare.

Quanti quadrati vedete? Contateli. Questo è un esercizio interessante. Se contate sedici o diciassette quadrati, non siete soli. Se ritornate a contarli di nuovo, solo che questa volta unite assieme più quadrati, due a due, tre a tre, vedrete molti piccoli quadrati che ne formano di maggiori. Ci sono trenta quadrati in quel diagramma, tutti assieme. Non è sorprendente? Uno sguardo in profondità rivela molte più cose di un'occhiata casuale non è vero? Ciò vale per i quadrati e vale anche per l'abilità e per il potenziale nelle arti marziali. Questo esercizio rappresenta uno dei più importanti insegnamenti nelle arti marziali, specialmente nel pentjak silat e nel kali.

Tecniche e principi nelle arti marziali sono spesso correlati in maniera tale da non essere sempre facilmente individuabili. Potete praticare i vostri esercizi e le vostre tecniche per un certo tempo. Prima di comprenderli veramente, sia che stiate cercando di inventare nuove mosse di difesa, aggiungere variazioni, analizzare tecniche, ovvero eliminare mosse inutili, quando prendete in considerazione una tecnica, occorre andare al di là di quello che appare ovvio e scontato. E' necessario studiare e penetrare l'ovvietà. Qual è il principio o l'idea fondamentale che fa funzionare una tecnica? Come si possono "contare più quadrati" nella tecnica che viene mostrata? Se non comprendete questo, allora tutto ciò che riuscite a vedere è quello che si presenta al primo sguardo, "sedici o diciassette quadrati". Ma se imparate ad analizzare, interpretare e pensare, allora vi potete sviluppare. Riuscite a creare. Nelle arti marziali filippine la formula per fare ciò è quella di cercare di creare dodici variazioni o dodici mosse di difesa per qualunque tecnica che conoscete. E' affascinante, perchè talvolta creerete una difesa che pensavate fosse unica, solo per scoprire più tardi che già esiste in un altro stile o che il vostro istruttore ve la mostra come tecnica avanzata.

Ma come possiamo creare davvero nuove tecniche? Prendiamo come esempio di studio il semplice straight arm bar (blocco del braccio diritto). II principio che vi sta alla base è che due forze operanti in direzioni opposte sulla giuntura del gomito sono applicate per romperlo o, quanto meno, distorcerlo. Di solito, si tiene l'avambraccio dell'avversario e quindi si fa pressione sul gomito, nei pressi del tendine del tricipite. Come ciò viene fatto è questione di tecnica. Gli stili tradizionali offrono esempi classici. II blocco del braccio diritto nel judo, il blocco standing cradle nel kali o il blocco (del braccio) harimau (tigre) nel silat. Nel judo il bacino e la regione addominale sono usati per applicare la pressione, mentre il polso-avambraccio dell'avversario è tenuto stretto al tronco stando sdraiati di schiena. Nel kali il polso-avambraccio è serrato all'altezza del gomito, mentre il vostro avambraccio (o la vostra arma) preme sulla giuntura del gomito del vostro avversario. Nel silat il polso è serrato dal vostro ginocchio mentre lo stinco dell'altra gamba preme il gomito sul pavimento. Tali casi sembrano completamente diversi l'uno dall'altro, ma seguono esattamente lo stesso principio, con il medesimo effetto sul braccio.

Pertanto, se vi domandate come si possono creare più tecniche per operare il blocco sul braccio, avendo ben chiaro il principio delle leve opposte, siete sulla strada giusta. Si possono usare le gambe come nello stile harimau (tigre) dell'Indonesia, oppure una gamba e un braccio, o anche entrambe le braccia. Potete bloccare l'avambraccio dell'avversario tra il vostro collo e la vostra spalla, usando le mani per fare pressione sul gomito. Di fatto, tutte le parti del vostro corpo possono essere sostituite e impiegate per creare centinaia di tecniche. Ho insegnato questo concetto come esercizio di allenamento una volta in un seminario e i partecipanti hanno scoperto quattrocentoventidue modi differenti di operare un blocco del braccio.

Mi piace considerare il kali e il silat come "l'arte dell'uomo che pensa". Poichè la nostra consapevolezza migliora l'arte che pratichiamo, scopriamo che vi è di più di quanto i nostri occhi incontrino al primo sguardo.

Come accade rileggendo un libro, si incominciano a capire cose che prima erano sfuggite. Si acquisisce una maggiore prospettiva, nonchè un'ulteriore dimensione della nostra conoscenza. Se poi il libro si rilegge ancora una volta, altre cose ancora si manifestano.

Possiamo escogitare e creare le nostre tecniche, le nostre mosse di difesa, il tutto nel dominio e nel contesto di quanto già possediamo. Cioè al di là dell'ovvio.

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