Fusione senza confusione: la sfida di Cass Magda

Samurai Banzai Pugilato, Anno XIII, num 4, 04/2002, pp. 119
di Federica Caglio

Che cosa hanno in comune un'arte marziale filippina, una cinese e una indonesiana? Molto poco se andiamo a guardare le differenze delle origini, della filosofia di base o delle applicazioni tecniche che le separano; se, invece, analizziamo in profondità i loro principi ci accorgiamo che tante cose le accomunano. Proprio a queste uguaglianze deve aver pensato guru Cass Magda quando, non più di dieci anni fa, ha deciso di avvicinare queste tre differenti discipline marziali e di insegnarle nel suo istituto.

II fatto è che guru Cass Magda non ha mai preteso, come al contrario hanno tentato di fare altri insegnanti, di fonderle in un unico sistema, ma le ha proposte per quello che sono: differenti arti marziali da imparare in tre modi diversi ma che se studiate nei minimi particolari, con attenzione e nel rispetto delle loro regole, mettono in evidenza una certa "affinità" quasi stupefacente.

Ciò che le rende così vicine non è solo il fatto che tutte e tre sono arti marziali per la difesa personale e che, quindi, sono efficaci per un combattimento in strada ma, a ben vedere, sono anche la similarità di alcuni principi base. Molti di essi, infatti, sono simili non nella tecnica ma nella "intercambiabilità" dei principi e delle strategie che sono fondamentali per la vita e l'esecuzione delle tecniche a prescindere dallo stile.

Uno di questi fondamenti è sicuramente la postura, cioè la posizione del corpo in tutte le sue parti. Nel kali filippino la posizione del corpo è con i piedi appoggiati per terra, le gambe abbastanza flesse, le braccia e le mani in posizione di guardia, con bastoni, lame o a mani nude; questo permette una forte base nelle parate e nei controlli ma anche la possibilità di veloci spostamenti angolari e circolari. Nel jkd di Bruce Lee, invece, la postura è in linea retta con l'avversario, il tallone della gamba posteriore è alzato in modo da permettere al corpo di fare quello scatto fulmineo che contraddistingue questa disciplina e il pugno davanti è sempre pronto a colpire velocemente.

II pentjak propone una guardia forse un po' più complessa da descrivere e da capire ma è necessario sottolineare che questo fatto dipende dallo stile che il silat contempla. Si può dire che, generalmente, questa arte marziale prevede una posizione del corpo molto bassa sul baricentro in particolare in una disciplina di difesa personale a corta distanza come il pukulan serak che, quindi, necessita di una postura decisamente forte e stabile.

Quello che qui ci interessa, però, non è analizzare le differenze delle posture, ma il principio base di una guardia corretta. Dalla postura, anzi, dipendono molte cose: la forza e la velocità del pugno, la prontezza a usare le tecniche di difesa, la velocità, l'agilità nel movimento, la stabilità e l'equilibrio. Per questo non dobbiamo stupirci se guru Cass Magda insiste nell'insegnare a lungo al principiante come mantenere una corretta posizione del corpo e come muoverlo: potremmo dire che dalla giusta postura dipende l'applicazione corretta delle tecniche e, di conseguenza, l'efficacia dell'arte marziale.

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare e dire che un simile discorso vale per qualsiasi arte marziale; allora entriamo ancora più nei dettagli: pensiamo a come si applica lo straight blast nel jkd, la figura otto nel kali o al fondamentale di pukulan (colpire di pugno) nel serak. In questi tre casi ci accorgeremo, stupendoci, che i principi che li guidano sono i medesimi. Nel primo caso da una posizione attiva in avanti la scarica di colpi elimina ogni difesa; in questa strategia possiamo scoprire anche la vera essenza del trapping hands (l'intrappolare delle mani) e dell'abc (attacco in combinazione) particolari del jkd che lo differenziano dal wing chung o dalla boxe.

Nel kali scopriamo, invece, l'efficacia di una difesa angolata, per diminuire la forza dell'attacco avversario, e il principio di colpire e bloccare la reazione del nemico. Notiamo dunque che sono tecniche diverse in cui, però, un praticante del Magda institute vede ancora la strategia di combinazioni di colpi (abc) e di controllo dell'avversario (trapping hands). Infine, con la stessa logica ci accorgiamo che un praticante di serak dirige e controlla l'avversario (trapping hands) mentre una scarica di colpi (abc) lo ammansisce chiudendolo ìn una tecnica di proiezione o di rottura. Riassumendo dalla giusta postura parte la giusta difesa e il giusto attacco e da questi la scarica di colpi che permettono di difendersi e di annientare l'avversario.

Sicuramente questo è un altro aspetto a cui Cass Magda ha pensato quando ha deciso di concentrare il suo insegnamento su tre discipline così diverse ma, in fondo, così simili: l'importanza dello scaricamento dei colpi contro l'obiettivo velocemente e senza indecisione. Non dimentichiamo che a volte è lo stesso guru Cass a dirci che la prima difesa è quella di evitare lo scontro; il controllo dell'avversario, però, è sicuramente il massimo che possiamo ottenere nel prevenirlo e le tre arti marziali ci insegnano che un praticante di ottima levatura avrà a disposizione numerose tecniche per applicarlo.

Ovviamente queste somiglianze potrebbero toccare anche altre discipline marziali ma ci vuole l'esperienza, lo stimolante lavoro e la passione di un grande maestro, per capirne a fondo le basi e i principi comuni al fine di creare un programma valido e integrabile per tutti. Forse bisognerebe intervistare i molti ragazzi e ragazze italiani che con la Kesa hanno deciso di iniziare questo tortuoso quanto stimolante cammino. II fatto è che al pari del Magda institute, la scuola magdiana sviluppatasi in tutto il mondo, compresa quella italiana, ha accolto la sfida che il maestro americano ha lanciato: quella di chi non sì vuole limitare a conoscere un solo metodo, un solo stile e una sola via per muoversi nel mondo della difesa personale.

Cass Magda offre la grande possibilità di conoscere tre modi diversi di combattimento che, alla fine, nella lotta reale in strada diventano uno solo: chi ha detto che in un combattimento in cui ci stiamo affrontando con i bastoni non possiamo perdere la nostra arma e trovarci in un corpo a corpo? Ecco allora diventare più che utile una tecnica di silat. Chi ha detto che non sia necessario usare una tecnica del temibile harimau (tigre) dopo che abbiamo tentato di sferrare un jkd jab ma ci è andata male e ci ritroviamo irrimediabilmente per terra? Lascio a voi l'ovvia risposta.

Di certo l'obiettivo non è facile, anzi. Per questo lo stesso Cass Magda imposta il duro lavoro in lunghi anni e con una certa "lentezza", rispetto a quanto siamo abituati a vedere nelle palestre italiane. Tutto ciò per assicurare standard di qualità a chi segue il suo sistema con convinzione, con la capacità di accettare la sua scommessa e, diciamolo, anche con un po' di pazienza, solo così l'allievo impara e riceve molto dal maestro che ha fatto della sfida uno dei suoi scopi principali oltre, naturalmente, a far divertire i suoi alunni. Cass, infatti, non permette che lo studio diventi monotono, il suo punto fermo è quello di creare un marzialista completo.

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